Descrizione
Care concittadine e cari concittadini, grazie a tutti voi di essere qui, in P.zza G. Matteotti, per celebrare, insieme, il 79° anniversario della Liberazione.
Rivolgo un caro saluto al Sindaco dei ragazzi, Vegro Sebastiano, ai rappresentanti delle Associazione dei Combattenti e Reduci, alle Associazioni d’arma, alle altre Associazioni, a Don Fabio, ai consiglieri comunali presenti e a tutti i cittadini.
Ci ritroviamo oggi a celebrare l’anniversario della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Una liberazione che ha messo la parola fine all’occupazione nazista e che ha sancito la caduta del regime fascista. Un momento fondamentale della storia italiana e che ha permesso, come scrisse Calvino “di dare a un Paese prostrato e semidistrutto, dopo vent’anni di vita politica irreggimentata, dopo venti mesi di occupazione tedesca, una sua fisionomia morale e civile che gli ha fatto superare l’occupazione alleata e riprendere il suo posto come nazione”.
Oggi a Pontecchio Polesine così come in tutti i Comuni italiani, ricordiamo un passato fatto di profonda consapevolezza di appartenenza nazionale e morale, consapevolezza condivisa. Celebriamo una data che deve essere di tutti gli italiani. Di tutti. E invece, anno dopo anno, assistiamo a livello nazionale ad una limitante e vuota partita di rivendicazione delle celebrazioni, troppo lontana dallo spirito unitario seppur eterogeneo che ha permesso di raggiungere e donare al paese la liberazione e con essa la libertà. Il 25 Aprile, così come il 2 Giugno e il 4 Novembre devono necessariamente staccarsi dalle ideologie partitiche, quelle più basse, e devono rappresentare una celebrazione pura della storia della nostra Repubblica e di tutti gli italiani. Anche in questo modo queste celebrazioni potranno essere liberamente vissute in modo sincero da tutti, raccogliendo la bellezza e l’importanza del ricordo delle tappe storiche della nostra Italia.
Sono trascorsi 79 anni dal 25 aprile 1945. Anni che significano tre intere generazioni. La nostra nazione è ora completamente immersa in un contesto globalizzato che regala prospettive nuove, anche positive, ma in cui il senso di appartenenza nazionale, prezioso insegnamento del 25 Aprile, rischia di indebolirsi. E’ difficile, infatti, da una parte essere proiettati in un ambito di rete internazionale e dall’altra mantenere ben salda la consapevolezza e l’orgoglio delle proprie origini. Questa è una sfida che abbiamo il dovere e anche la responsabilità di raccogliere.
E credo che, in questo caso, per portare con orgoglio nel cuore e nella mente la nostra nazione sia indispensabile un sentimento vero: il bene. Un bene, verso l’Italia, che nasce dalla conoscenza e dall’esperienza. Un bene e un amore per il nostro paese, per il nostro territorio, per chi vive attorno a noi che è una delle eredità più importanti del 25 Aprile. Celebrare o studiare o raccontare il 25 Aprile senza poi essere consapevolmente rispettosi dei nostri territori e di chi vive attorno a noi, anche nelle piccole cose, è un esercizio inutile.
Per questo, in questa piazza, non posso dimenticare la figura di Giacomo Matteotti, esempio eccezionale di dedizione alla causa della democrazia e della giustizia sociale. Egli come pochi ha saputo tradurre i suoi valori in un’esperienza di vita, offrendo se stesso completamente al popolo italiano.
Il 25 Aprile è soprattutto rivolto alle nuove generazioni. L’educazione civica a scuola, in questo senso, sta dando un aiuto prezioso ma non basta. Occorre un lavoro di educazione anche famigliare, verso il rispetto delle istituzioni. Non bastano le scuole – che sono parte fondante nel percorso di accompagnamento alla comprensione dei valori che il 25 Aprile ha difeso e restituito agli italiani – ma serve la presenza della famiglia che ha il dovere di essere presente e di agire con l’esempio.
Il ricordo del 25 Aprile ci chiede a gran voce di coinvolgere maggiormente i giovani nella gestione dei bisogni della
propria comunità e di dar loro la consapevolezza delle proprie origini, della propria cultura nazionale e delle Istituzioni
italiane che devono essere alla base dei loro futuri percorsi individuali.
Nei giorni scorsi, a Pontecchio si è insediato il Consiglio comunale dei ragazzi ed il nuovo Sindaco dei ragazzi. Voglio
esprimere la mia vera soddisfazione nell’aver visto l’entusiasmo in loro nel mettersi al servizio dei propri compagni. Si
tratta davvero del modo più bello e più puro di fare politica: prendersi cura per spirito di amicizia e di appartenenza.
Con oggi si conclude la mio secondo mandato e vorrei cogliere l’occasione per dire Grazie a tutti Voi cittadini, per l’onore
di avermi scelto come Vostro Sindaco per questi anni, dedicandomi con totale impegno e dedizione al nostro paese. Anni
intensissimi, esaltanti e ricchi di soddisfazioni, ma anche duri e difficili, sicuramente indimenticabili.
Credo nel valore della vera Politica, che è fatta di alti ideali e di azione responsabile di governo, che traccia la rotta per il
Bene Comune e si impegna a traghettare la Comunità tutta, nessuno escluso. Per questo, essendo prossime le elezioni
comunali auguro a Pontecchio Polesine di avere sempre il miglior governo e la migliore classe dirigente possibile.
Concludo con una frase che mi piace molto, che porta a pensare e nello stesso tempo incoraggiare a continuare con
sempre maggiore forza:
“armate il vostro animo di una fede. E se voi non volete che la vostra vita scorra monotona, grigia e vuota fate che essa sia
illuminata dalla luce di una grande e nobile idea”.
Sandro Pertini
Viva L’Italia unita, Viva il 25 Aprile, Viva la Resistenza
Il Sindaco
Simone Ghirotto
(messaggio originale allegato)
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Ultimo aggiornamento: 25 aprile 2024, 15:33