Comunicazione del Sindaco - Discorso del 4 novembre 2020

Pubblicato il 7 novembre 2020 • Comune45030 Pontecchio Polesine RO, Italia

Rivolgo un caro saluto ai rappresentanti delle Associazione dei Combattenti e Reduci, delle Associazioni d’arma, delle altre Associazioni, a Don Fabio e a tutti i cittadini.

Come lo è stato per l’anniversario della Liberazione d’Italia, il 25 aprile, anche la commemorazione del 4 novembre, sarà offuscata dalla difficile situazione sanitaria ed economica che sta minacciando la nostra Patria e la nostra democrazia: le recenti limitazioni alla libertà personale, alla libertà di circolazione, di iniziativa economica, di riunione, introdotte anche dall’ultimo DPCM del 03/11 ne sono la riprova.

Cari cittadini non possiamo permetterci di affrontare questa seconda importante fase dell’emergenza sanitaria con un certo distacco da chi ci governa, visto spesso solamente come un qualcuno che ci impone degli obblighi e dei divieti, e con una certa mancanza di responsabilità e fiducia.

Oggi, più che mai, occorre celebrare la vittoria del 4 Novembre, che fu frutto di sacrificio, di dedizione e di unità di tutto il popolo Italiano, traendo insegnamento e nuovo impulso per mettere da parte tutto ciò che ci divide, perché solo un forte spirito di collaborazione potrà permetterci di uscire da questo difficile momento.

Questo è il momento di essere ancora più uniti, di essere più solidali, di essere più forti di questa primavera.

E’ il momento in cui dobbiamo recuperare profondamente l’orgoglio di essere italiani.

L’orgoglio di essere italiani ci viene dato dalla storia di questo nostro meraviglioso paese, dalle persone che hanno donato la vita per la nostra Patria, da chi ha sofferto e chi è morto al fronte, dalle nostre Forze Armate che con spirito di sacrificio hanno donato la propria vita per questa nostra nazione. Forze armate ancora oggi impegnate su diversi fronti, per cercare di ristabilire condizioni di convivenza civile, cioè di pace. L’orgoglio ci viene dato dai medici, infermieri, personale sanitario impegnati, quasi ininterrottamente, negli ospedali a contenere la diffusione dell’epidemia ed a curare chi ha già contratto il coronavirus e in molti casi lotta tra la vita e la morte.

Esattamente 102 anni fa, le nostre truppe completavano l’avanzata decisiva che portò alla vittoria la nostra Nazione: quanto accaduto allora deve essere un ricordo indelebile e permanente poiché tutti dobbiamo sempre ricordare che molti sono tuttora i fronti aperti e le tensioni che potrebbero minare la sicurezza della comunità internazionale.

La pace è un bene che nessuno può permettersi di dare per sicuro: e’ un valore che spetta ad ognuno di noi costruire e preservare ogni giorno, pensando soprattutto a quelli che saranno le donne e gli uomini di domani.

Circa cento anni fa, giovani, ragazzi di nemmeno vent’anni, sono tornati alla vita dopo aver vissuto gli orrori della guerra. Mutilati, provati psicologicamente, privati di importanti anni della loro gioventù e, spesso, anche di molti dei loro affetti.

Eppure, hanno saputo rialzarsi, hanno saputo riprendere a vivere.

Sono andati avanti, hanno ricostruito mattoncino dopo mattoncino le loro vite distrutte, guardando con speranza al futuro e costruendo una nuova coscienza civile. Hanno lavorato, si sono sposati, hanno cresciuto i loro bambini, nonostante il Paese stesse attraversando, in quegli anni, una profonda crisi economica e politica. Hanno guardato al futuro e non si sono dati per vinti, nonostante tutto.

Abbiamo molto da imparare, da questi giovani del passato. Noi, generazioni di fortunati che non hanno dovuto subire l’orrore della guerra, la paura nel vedere figli, padri, amici imbracciare un fucile e andare verso il fronte, con nessuna certezza di vederli ritornare. Troppo spesso sembriamo dimenticarci delle nostre fortune.

Stiamo vivendo un anno molto difficile, che ci sta mettendo duramente alla prova. Penso alle persone malate, alle loro famiglie, a chi rischia di perdere la vita a causa del virus. Penso agli operatori socio-sanitari, impegnati in un compito più grande di loro, stanchi e provati da questa situazione che li pone quotidianamente in pericolo. Penso a tutti i lavoratori che nonostante la pandemia con il loro impegno ci permettono di vivere il nostro quotidiano. Penso ai volontari, a tutti coloro che agiscono per aiutare noi cittadini. Penso poi a tutti i cittadini in difficoltà, a chi ha perso il lavoro e a chi non sa se riuscirà a riaprire la propria attività, ma anche a chi, più fragile, sta accusando anche dal lato psicologico questa situazione di pandemia.

Oggi, leggere lo stato delle cose è necessario, ma lasciarsi andare alla sfiducia è sbagliato. Dobbiamo avere uno sguardo positivo, dobbiamo sentirci nelle stesse condizioni, di chi uscito dalla guerra era soltanto animato da speranza e fiducia, dobbiamo credere in noi, in questo straordinario e bellissimo Paese.

E allora crediamoci davvero, insieme, al futuro. Adattiamoci al cambiamento, abbracciamo le diversità di questa vita che mette alla prova e stupisce quotidianamente. Impariamo ad accogliere le avversità con coraggio e speranza, provando a cercare serenità e pace. Ma, soprattutto, non diamoci mai per vinti.

Cittadini, siamo italiani, siamo un popolo meraviglioso che ha sempre saputo reagire e rialzarsi.

Siamo forti, insieme sicuramente ce la faremo ancora una volta.

Viva l’Italia, viva le Forze Amate

Il Sindaco

Simone Ghirotto

(allegato messaggio)

Discorso 4 novembre

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