Descrizione
Rivolgo un caro saluto ai rappresentanti delle Associazione dei combattenti e Reduci, delle Associazioni d’arma, delle altre Associazioni, a Don Fabio e a tutti i cittadini.
Oggi qui davanti al Monumento ai Caduti delle due guerre mondiali, si celebra la ricorrenza del 4 novembre che comprende la FESTA DELLE FORZE ARMATE E DELL’UNITA' NAZIONALE insieme a quella storica della celebrazione dei caduti in guerra.
A 106 anni dalla fine della guerra, questa giornata ci consente di ricordare i caduti di questo conflitto mondiale che ha visto morire oltre 17 milioni di persone, tra militari e civili. L’Italia ha perso 651.000 soldati e 589.000 civili, uccisi dai combattimenti, dalle malattie o da incidenti bellici. Abbiamo pagato un prezzo altissimo, con la morte di tante donne e tanti uomini, spesso giovanissimi.
Una ricorrenza che deve inevitabilmente essere calata dal piano evocativo e immateriale ad una dimensione totalmente concreta, materiale, visibile, non retorica.
Questo ci impone il nostro difficilissimo tempo.
Tante sono le ragioni che ci inducono a celebrare il 4 novembre dando ad esso una proiezione attualissima. Sono sempre più numerosi, infatti, i Paesi in cui la pace è minacciata o cancellata. E la tragedia della guerra è tornata vicino a noi. Penso al popolo ucraino che combatte e soffre con tante vittime e devastazioni; penso al Medio Oriente, con il drammatico irrisolto conflitto israelo-palestinese, con migliaia di morti su entrambi i fronti. Penso alle tante tensioni e crisi che affliggono molte altre parti del mondo: nei Balcani, nel Nord Africa, nelle repubbliche del Caucaso, per ricordare soltanto quelle più vicine a noi.
Ancora una volta, l’uomo dimostra di non imparare mai nulla dai propri errori.
Ancora una volta l’odio e la rabbia guidano le scelte di governanti miopi e incapaci.
Ancora una volta l’uomo sceglie di far vincere la violenza e di spegnere la ragione: e la terra torna a bagnarsi del sangue di militari, di combattenti e di civili inermi.
Alcuni giorni fa, mi sono recato in visita al Sacrario militare di Redipuglia, dove vengono custodite le spoglie di oltre 100.000 soldati italiani morti durante la Prima Guerra Mondiale.
All’uscita una lapide con inciso “O viventi che uscite, se non vi sentite più sereno e più gagliardo l’animo, voi sarete qui venuti invano”.
Inoltre, speravamo che quei 17 milioni di morti della prima guerra mondiale fossero bastati, ma non è così. Ed ogni anno ci troviamo ad aggiornare questo triste conteggio.
Oggi più che mai, ci si deve imporre di riflettere, di riscoprire il valore della pace, perché la festa odierna deve essere la festa della pace.
Una pace che, come sancito dall’articolo 11 della nostra Costituzione, si deve tradurre nel ripudio della guerra e di tutte quelle situazioni che rischiano di provocare ingiustizie, distorsioni, diseguaglianze; generatrici, a loro volta, di conflittualità tra popoli, nazioni, comunità.
Quella pace che, come ci ricorda questo tempo che stiamo vivendo, non è mai una conquista acquisita ma va difesa ogni giorno e che va di pari passo con l’Unità della Nazione, unità che rappresenta proprio l’antitesi del populismo che oggi rischia di vanificare tutto quel percorso avviato dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Ma questa giornata non è solo dedicata a chi non c’è più ma anche a chi ogni giorno si spende per la pace e la sicurezza internazionale, alle nostre Forze Armate che rafforzano la condizione e il prestigio dell’Italia e riscuotono grande considerazione per il lavoro svolto e per gli importanti risultati conseguiti. Oltre dodicimila militari italiani operano, in questo momento, con professionalità e competenza, in circa cinquanta missioni, distribuite in tre diversi continenti, agendo con apprezzato rispetto nei confronti delle popolazioni locali.
A loro va il riconoscente pensiero e l’abbraccio anche dell’Amministrazione Comunale e di tutta la Comunità di Pontecchio Polesine. Così come a tutte le donne e gli uomini in divisa, impegnati in operazioni in Italia e all’estero e ai loro familiari. Un ringraziamento ed un pensiero anche alle Forze dell’Ordine presenti nel nostro territorio e a tutti i nostri concittadini in servizio nei vari corpi: soldati, marinai, avieri, carabinieri, finanziari e personale civile della Difesa.
La storia ci dimostra che un popolo diventa davvero forte quando si sente tale, ovvero quando è in grado di unirsi intorno ai valori della Patria e del Bene comune, superando gli individualismi.
Davanti a questo monumento ai Caduti, abbiamo il compito di conservare la memoria dei nostri Eroi, insieme a quella di tutti i Caduti italiani, proprio per ridare al nostro Paese la forza di affrontare il futuro, nella consapevolezza che gran parte della nostra attuale condizione di libertà e di convivenza civile la dobbiamo proprio a chi ha combattuto per difendere l’Italia dal nemico, fino al sacrificio della vita.
Un Paese senza Valori non ha futuro.
Ma cosa significa conservare la memoria dei nostri Caduti? Certamente significa rendergli l’onore in questo giorno di Festa delle Forze Armate, ma non basta.
Rendere onore ai Caduti significa riservare amore e rispetto per l’Italia, visto che è per l’Italia che hanno dato la loro giovane vita.
Amare e rispettare l’Italia significa operare quotidianamente per il bene comune, ad esempio facendo bene il proprio lavoro, da quello più umile fino a quello di maggiore responsabilità, nella consapevolezza che l’opera di ognuno è importante per il Paese.
Per noi Amministratori pubblici significa operare con rettitudine, perseguendo costantemente l’interesse collettivo, amministrando con correttezza le risorse pubbliche, senza ricercare tornaconti personali o di partito.
Onorare i nostri Caduti lo si fa operando quotidianamente con la stessa abnegazione che ha portato loro, in circostanze estreme, a donare la vita per il bene della Patria.
L’Italia è una grande nazione, l’Italia è la nostra Patria e questo soprattutto grazie al loro sacrificio.
Viva le Forze armate. Viva l’Italia!”
Il Sindaco
Simone Ghirotto
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Ultimo aggiornamento: 4 novembre 2024, 10:45